Un chatbot può essere più efficace degli operatori umani?

21 Ott 2022 | Blog

Le statistiche ci dicono che chat, social e messaggistica si avviano a sostituire le classiche chiamate al call center come mezzo che i clienti usano per interagire con i propri brand o siti di e-commerce. Meno ovvio è come le aziende possano cavalcare questa trasformazione. Il venir meno del call center e della parola "parlata" rispetto al dialogo scritto modifica anche le strutture dell'interazione, che nel corso degli anni è diventata sempre più ricca, grazie all'emergenza della conversational AI, vale a dire di algoritmi di intelligenza artificiale capaci di andare oltre la rudimentale condivisione di informazioni di base dei chatbot 1.0.
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Nel mondo delle conversational platform, le routines classiche possono venire ribaltate: ciò che il cliente intende cominciare come una richiesta di informazioni o un reclamo, nel mondo delle conversational platform può trasformarsi in un lead commerciale o in una possibilità di upselling.
Allo stesso tempo, un cliente intenzionato ad acquistare potrebbe approfittare del contatto con il chatbot per ottenere dettagli contrattualmente obbligati, come una scheda tecnica su un prodotto che possiede già.

Alla frustrazione di non trovare soluzioni nativamente in grado mettere insieme applicazioni legacy, chatbot, app di messagistica standard come whatsapp e operatori umani, nel 2020 nella testa di Andrea Sponziello e Andrea Leo, due ingegneri creativi salentini, ha preso vita una tecnologia conversazionale full stack che con semplicità e chiarezza permette di saldare, come tessere di un puzzle o mattonelle di un lego (“Tiles, in inglese) le live chat, i chatbot, le app di messaggistica più diffuse, i motori di AI con il core dei processi di un’ecommerce.

Da quell’idea è nata Tiledesk, che, dopo l’ingresso di un manager tech come Michele Pomposo (ex Neomobile) oggi offre una suite chatbot “low code” capace di integrarsi tramite brevi script con gli altri software legacy e di terze parti.

Oggi Tiledesk sta intraprendendo un cammino non facile quanto ambizioso, di “crescita dal basso”, attraverso una community di migliaia di developers e opinion leaders che contribuiscono a migliorare il prodotto e a diffonderne viralmente la sua tecnologia.

Una missione ambiziosa come quella di digitalizzare il sistema di relazioni fra le aziende e la loro clientela, una bella storia di intelligenze del Sud Italia alla ricerca di affermare sé stesse: questi due ingredienti ci hanno convinto a finanziare il decollo di Tiledesk investendo 300.000 euro in un seed round. Con questo capitale, i due “Andrea” e Michele porteranno avanti lo sviluppo delle funzionalità della piattaforma necessarie per minimizzarne i costi di interazione con i sistemi legacy e tentare la scalata nel settore della conversational AI.